OLIO DI PALMA

Si è parlato a lungo dell’olio di palma, prodotto molto usato nell’industria alimentare.

E’ pericoloso? Non è pericoloso?

Vale la pena approfondire l’argomento, vista la diffusione dell’alimento.

Ecco alcune informazioni che spero risultino utili.
L’olio di palma, pur essendo un olio di orine vegetale contiene circa il 50% di acidi saturi. L’olio di palmisti e quello di cocco raggiungono l’81% e l’86%.

Proprio per l’elevata percentuale di grassi saturi, l’olio di palma (come l’olio di cocco e quello di palmisti) pur essendo di origine vegetale si presenta in forma tendenzialmente solida a temperatura ambiente. Ha più o meno la consistenza dello strutto.

Dalla spremitura dei frutti e più precisamente dalla polpa intorno al seme si ottiene l’olio di palma.

Dalla spremitura del seme (endosperma e embrione racchiusi nell’endocarpo) si ottiene il cosiddetto olio di palmisto o di palmisti.

Dai frutti della palma si ricavano dunque due tipi differenti di olio.

L’olio di palma è naturalmente di colore rossastro, a causa dell’elevato contenuto di beta-carotenoidi presenti nella polpa del frutto, anch’essa arancione. L’olio di palmisti invece non è rosso, in quanto non ha lo stesso contenuto in carotenoidi.

La maggior parte dell’ olio di palma si ottiene dalla palma Elaeis guineensis, originaria del continente africano, ma ora molto diffusa in tutto il Pianeta. Tuttavia sono utilizzate anche la Elaeis oleifera (tipica del Sud America) e la Attalea maripa.

Nell’olio di palma abbonda in particolare l’ acido palmitico, a cui diversi studi (compresi i rapporti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS) attribuiscono un effetto ipercolesterolemizzante e aterogeno, che aumenta il rischio cardiovascolare. D’altro canto, contiene discrete percentuali dell’acido monoinsaturo oleico, tipico invece degli oli più “salutari” come quello di oliva. Nell’ olio di palma non raffinato, oltre ai beta carotenoidi (alfa-carotene, beta-carotene e licopene), è presenta un’abbondante quantità di tocoferoli e tocotrienoli, cioè alcune forme di vitamina E. Questi composti svolgono un’importante attività antiossidante. L’ olio di palma contiene anche CoQ10, fitosteroli e glicolipidi.

L’uso dell’ olio di palma ha ragioni di tipo economico e legislativo, ma volendo sintetizzare i motivi che ne hanno accresciuto enormemente l’uso si può dire che:

  • Contiene i costi di produzione in quanto il suo prezzo è basso rispetto alle alternative.
  • Resiste all’esposizione al calore, alla luce diretta e all’irrancidimento. Gli alimenti restano più morbidi, specie se farciti con creme, così che si può usare anche un confezionamento più semplice e meno costoso.
  • Non si deve ricorrere all’ alcool per prevenire muffe nei prodotti da forno (l’alcool, tra l’altro, influisce sul sapore).
  • Conferisce consistenza migliore rispetto gli oli vegetali liquidi.
  • E’ insapore, quindi non altera il gusto dell’alimento.
  • Rispetta le norme sui grassi idrogenati. Dopo l’entrata in vigore delle ultime normative dell’Organizzazione mondiale della sanità sui grassi idrogenati, l’industria alimentare impiega sempre più grassi vegetali alternativi considerati più sicuri rispetto alle margarine e altri grassi vegetali, ritenuti nocivi perché fonte di grassi trans.

Diversi studi confermano che il consumo abituale di olio di palma tende ad aumentare in modo significativo la concentrazione di grassi nel sangue, dal colesterolo ai trigliceridi. Ne indico uno:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24338596

Il 3 maggio 2016 si è pronunciata anche l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) indicando i possibili rischi sulla salute connessi ad alcune sostanze potenzialmente cancerogene che si formano durante la raffinazione ad alte temperature (200°C) degli oli vegetali.

Tra questi anche (ma non solo) l’olio di palma.

Si tratta dei contaminanti da processo a base di glicerolo, i glicidil esteri degli acidi grassi (GE): 3-monocloropropandiolo (3-MCPD) e 2-monocloropropandiolo (2-MCPD) e relativi esteri degli acidi grassi. Secondo l’EFSA queste sostanze “suscitano potenziali problemi di salute per il consumatore di tutte le fasce d’età”.

I più elevati livelli di Ge, (compresi gli esteri) sono stati riscontrati in oli di palma e grassi di palma.

Nel valutare le sostanze genotossiche e cancerogene che sono presenti accidentalmente nella catena alimentare, l’EFSA calcola un cosiddetto “margine di esposizione” per i consumatori. Più tale margine è elevato più si può star sicuri.

“Abbiamo stabilito una dose giornaliera tollerabile (DGT) di 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno (µg/kg di peso corporeo/giorno) per 3-MCPD e i relativi esteri degli acidi grassi sulla base delle prove che collegano questa sostanza a un danno d’organo nei test sugli animali, ” ha spiegato la dott.ssa Knutsen, che ha poi aggiunto:”le informazioni tossicologiche sono tuttavia troppo limitate per stabilire un livello sicuro per 2-MCPD”.

L’EFSA ha comunicato inoltre che:

“La stima delle esposizioni medie ed elevate al 3-MCPD di entrambe le forme per le fasce di età più giovani, adolescenti compresi (fino ai 18 anni di età), supera la DGT e costituisce un potenziale rischio per la salute”.

Il problema principale, dunque, è la quantità di sostanze potenzialmente nocive che assumiamo, soprattutto in maniera inconsapevole durante la giornata, dai cereali e biscotti della prima colazione, alla crema spalmabile, ecc.

Dr.ssa Luigina Procacci


Biologa Nutrizionista
Cell: 3779040110
E-mail: lprocacci@yahoo.it

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